Prosegue, per il terzo anno consecutivo, INNESTI il progetto sociale del Festival Sant’Arte, iniziato nel 2019, a cura di Fondazione Sciola e promosso dalla Fondazione di Sardegna.
A distanza di un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria, che ancora interessa il panorama mondiale, anche Sant’Arte si interroga sugli scenari del “post pandemia”, continuando a riflettere sui mutamenti sociali ed ambientali, e sul ruolo inclusivo dell’arte, nel rapporto territorio-comunità.
Vogliamo radicarci alla terra, arrivare al suo centro, ritrovarne il “cuore”, riscoprire il rispetto per la natura e la fiducia nel prossimo.
Impariamo dalla terra ad essere resilienti: dalla sua capacità di resistere e di ritornare sempre allo stato iniziale, di rifiorire, rigermogliare, anche dopo eventi disastrosi o traumatici come questa pandemia, che mette in luce, in maniera più sostanziale e solo formalmente diversa, la crisi umana ed ambientale che da decenni viviamo.
L’intento è raggiungere un profondo rapporto fusionale con la natura, attraverso il medium dell’arte, mezzo e fine di un radicale cambiamento. L’arte è un atto di verità, sociale, geopolitico, ma non ha carattere impositivo, si lascia attraversare e grazie alla sua capacità relazionale offre possibilità di interazione e scoperta. È ricerca visiva e propone visioni, spesso non immaginate, inaspettate.
Gli artisti invitati, che assumono il ruolo di nuovi “agenti modificatori” dell’ecosistema uomo-ambiente, sperimenteranno con diversi linguaggi – sonori, visivi, multimediali, performativi – il concetto di resilienza, lavorando con il territorio nel senso più ampio, il paesaggio e i suoi abitanti
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Il museo a cielo aperto dell’artista Pinuccio Sciola, si conferma luogo d’elezione del Festival, anche nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e di contenimento dell’emergenza sanitaria.
Ma è soprattutto luogo di ricerca e di sperimentazione, d’ispirazione e di creazione artistica, di contaminazione.
Nello stesso spazio laboratorio dove Pinuccio Sciola fin dagli anni ’60 “semina” le sue opere d’arte nella natura in una vera e propria installazione in divenire, si configura il “museo del presente” come interpretazione del nostro tempo.